
Il rimpianto di Jones - (Screen canale YouTube F1 Australian Grand Prix) PanoramaAuto.it
Alan Jones ha un forte rimpianto: l’ex pilota continua a non perdonarsi l’errore fatto nel corso della sua carriera.
La nuova stagione di Formula 1 avrà inizio in Australia sul circuito di Melbourne, nonché città natale dell’unico pilota australiano che, insieme a Jack Brabham, può fregiarsi di avere in bacheca un titolo mondiale. Si tratta di Alan Jones, diventato campione di Formula 1 nel 1980 stando alla guida della Williams. La leggenda australiana, ora 78enne, ha ottenuto in carriera 12 vittorie, due delle quali nel 1981. Di recente, proprio Alan Jones ha ricordato i suoi momenti di gloria in un’intervista concessa ai microfoni di ‘speedweek.com’. L’ex campione della Williams ha rievocato i suoi periodi iconici con grande emozione e soddisfazione: “Vincere il titolo di campione del mondo nel 1980 è stato davvero incredibile. Quando avevo il titolo in tasca mi sono emozionato parecchio. Mentre indossavo ancora il casco c’è stato un lato di me che molti non hanno visto”.
Jones si racconta: l’ex pilota svela tutto
Alan Jones ha parlato senza filtri, rivelando ogni minimo dettaglio della sua trionfante vittoria del mondiale: “Ricordo che ero in piedi sotto la doccia nella mia stanza d’albergo e ho iniziato a ballare: “Sono campione del mondo! Sono campione del mondo!’ Poi sono sceso in una stanza d’albergo e abbiamo fatto la festa più fantastica che si possa immaginare. Nel 1981 ho guidato meglio dell’anno prima, ma abbiamo avuto qualche problema di stabilità. Dopo che Reutemann non ha rispettato il nostro accordo contrattuale in Brasile, ho capito che non potevo più fidarmi di lui. I punti che Carlos mi ha strappato sarebbero stati sufficienti per difendere con successo il mio titolo”.
Come d’accordo con il team di Grove, nel caso in cui Reutemann si fosse trovato in testa e quindi davanti a Jones, il pilota argentino avrebbe dovuto cedere la posizione. Cosa che non avvenne al GP del Brasile, così come raccontato dal campione australiano: “Frank Williams sapeva che avevamo una macchina superiore. Quindi ci ha detto: “Questa è l’ultima cosa che voglio: che voi due siate in testa alla gara, che vi schiantiate negli ultimi giri e vinca qualcun altro quindi ho mantenuto le distanze e l’ho lasciato guidare. A due giri dalla fine, ho iniziato a capire: forse quel tizio non stava rispettando il suo impegno? Poi ho pensato: vabbè, farà un gran casino e si fermerà all’ultima curva o addirittura prima del traguardo. Cosa che ovviamente non fece. Da quel momento in poi ho capito che non potevo più fidarmi di lui”.

Jones ed il rimpianto Ferrari
C’è stato un momento nel 1982 in cui dinanzi ad Alan Jones si è realmente presentata l’opportunità di cambiare aria e sposare il progetto di un nuovo team. All’epoca, l’occasione più ghiotta arrivò dalla Ferrari, alla ricerca di un sostituto di Didier Pironi dopo il brutto infortunio in Germania. In realtà, la scuderia di Maranello si fece avanti per il pilota australiano già nel 1978. Alla fine, però, la trattativa arenò. L’anno prima, di fatto, la Ferrari avrebbe voluto mettere le mani su Mario Andretti della Lotus, ma da ‘Piedone’ arrivò un secco no.
Dopo tutto ciò, Alan Jones, all’epoca alla guida della Shadow, decise di firmare una lettera d’intenti per mettersi seduto nella monoposto del team di Maranello nel 1978. Ma anche in quel caso niente intesa. Questo a causa della volontà di Enzo Ferrari nel puntare su Gilles Villeneuve. Una presa di posizione che non andò affatto giù a Jones: “Ero ancora un po’ offeso al telefono ho detto che avrei fatto sapere, ma poi non ho fatto più nulla. È stato un errore. Quando la Ferrari non ebbe più mie notizie assunse Mario Andretti, il quale portò subito la macchina in pole position a Monza!”.
Jones ha concluso l’intervista aggiundendo: “Immaginate se avessi potuto sedermi in quella macchina: non avrei mai più dovuto pagare un pasto in Italia in vita mia! (ironico). Nel 1977 prima volevano Mario, poi non lo ottennero e poi vollero me. Nel 1982 mi volevano, ma non risposi, così presero Mario. È strano come funziona la vita. Mi pento ancora di non aver accettato l’offerta della Ferrari. Il rifiuto è stata la cosa più stupida che abbia mai fatto nella mia carriera”.