Una sentenza della Cassazione dice che funziona così. Il Fermo Amministrativo diventa illegittimo in questi casi, ecco perché.
La legge ed il Codice della Strada sono molto chiari ma, talvolta, non abbastanza da far davvero capire al cittadino quali comportamenti sono sempre sanzionati e quali no. In particolare modo non è raro che una persona che ha ricevuto una “punizione” a causa di un comportamento erroneo riceva una multa, faccia ricorso e vinca tale procedimento davanti ad un giudice di pace.
Queste questioni quando sono particolarmente intricate poi possono finire anche davanti alla Cassazione che con un verdetto che viene emesso in merito alla contesa tra uno o più guidatori che pensano di aver ricevuto una pena troppo severa per una loro azione anche illecita crea un precedente, a cui giuristi, avvocati e legali potranno poi rifarsi per portare in tribunale un caso.
Un caso su tutti ha fatto molto parlare e riguarda la possibilità delle autorità di porre una vettura sotto fermo amministrativo, un procedimento legale che di fatto vi impedisce di usare la vostra auto. Ma cosa succede quando il guidatore non può proprio fare a meno di questo veicolo per una ragione ben precisa? Bene, la decisione della Cassazione è stata chiara in un caso ed ha creato un precedente importante.
Una decisione davvero importante
La legge italiana consente di apporre sotto Fermo Amministrativo la vettura di un creditore insolvente che, per esempio ha accumulato molte cartelle esattoriali senza mai pagare negli anni. Tuttavia, chi ha una necessità imprescindibile di usare l’auto, il furgone o il motorino per scopo lavorativo può scampare a questo provvedimento. In teoria, poi, usare l’auto per andare al lavoro non viene considerata in questa categoria di necessità. Almeno, fino alla sentenza di cui parliamo oggi.
A Milano la CTP ha portato in esame il caso di un uomo che dal 2001 al 2009 ha accumulato ben 16mila euro di sanzioni e tasse non pagate sulla sua auto, finendo per incorrere nel provvedimento che ben conosciamo: l’uomo tuttavia ha fatto ricorso dimostrando che il suo posto di lavoro si trova a ben 24 chilometri da casa sua e che non esistono alternative fruibili come metro o autobus per raggiungerlo altrimenti; da qui, è emersa la n. 9202/24/14 del 3 aprile 2014.
Questo crea un precedente: se il posto di lavoro è molto lontano da dove abitate e non solo se usate l’auto per lavorare come chi fa consegne o lavora come Uber ad esempio potreste scampare al Fermo davanti ad un giudice. Attenzione però ad un dettaglio: alla decisione ha infatti contribuito il fatto che Equitalia stessa non sia stata in grado di aver notificato in tempo il provvedimento alla persona in questione. Un dettaglio non da poco che spiega il perché di questa insolita sentenza.