Conoscevi questa supercar spagnola? (Facebook) - www.PanoramaAuto.it
Questi modelli hanno fatto salire l’adrenalina alle stelle al loro tempo. Ora, nessuno se le ricorda. Facciamo un tuffo nella nostalgia.
Alcune automobili entrano nella storia, rimanendoci per le loro caratteristiche strepitose, per il grande numero di unità vendute o anche solo per aver emozionato tantissimo decine di guidatori. E poi, ci sono quelle che non ce la fanno e vengono ingiustamente dimenticate! Oggi, restituiremo la giusta gloria ad alcuni modelli che si sono persi nella storia. Scommettiamo che non hai mai sentito nominare la quinta?
Molto spesso, viene ingiustamente dimenticato che la Spagna possiede una discreta serie di marchi che producono supercar, nel territorio. Una di queste è la Spania GTA che nel 2010 ha presentato una supercar da 900 cavalli con il V10 della Viper talmente bella e sexy da far scattare anche l’interesse della Famiglia Reale iberica! Per essere nata oltre dieci anni fa, va detto che la Spania GTA Spano è invecchiata benissimo. L’auto vantava una carrozzeria color grafite, accessori come freni in carbonio e ceramica, fondamentali dato che staccava da 0 a 100 in 2,9 secondi per arrivare a 350 chilometri orari.
All’interno, c’era un pratico monitor LCD, uno dei primi della sua generazione mentre i sedili in pelle ed i vetri oscurati le donavano quell’aspetto da Batmobile. Ne sono stati prodotti solo 12 esemplari contro i 99 preventivati ad un costo unitario superiore al milione di euro. Tra i potenziali clienti, ai tempi, si dice ci fosse anche l’allora Principe Filippo di Spagna!
Alcune auto vengono dimenticate – non c’è un modo più carino per dirlo – esclusivamente perché la loro estetica era davvero improponibile. Andiamo in Giappone, patria di vetture pratiche quanto brutte come la Nissan Cube o la Daihatsu Materia per scoprire la Mitsuoka Orochi, forse la supercar più brutta mai vista. Prodotta tra il 2006 ed il 2014, la vettura vantava un motore V6 da ben 233 cavalli di fabbricazione Toyota, una velocità massima di 240 chilometri orari, lussuosi interni in cuoio ed innovazioni come le sospensioni a doppio braccio indipendenti.
A penalizzare l’auto semmai fu il suo aspetto…inconsulto! Nata come omaggio ai demoni della mitologia giapponese, la vettura era davvero impresentabile per i canoni di bellezza occidentali e il prezzo in grado di salire a ben 95mila euro l’hanno condannata ad un prematuro oblio anche se ai tempi costituì un grande richiamo pubblicitario per il produttore asiatico.
Pochissime persone hanno sentito parlare del costruttore Qvale, azienda di Modena ma con sede a San Francisco. A dirla tutta, è un miracolo che in appena due anni di attività – dal 1999 al 2001 – l’azienda abbia prodotto ben 284 esemplari della sua unica sportiva. Si tratta della cabriolet Qvale Mangusta, auto bella quanto sfortunata nacque inizialmente come De Tomaso Biguà ma quando l’azienda si fece da parte dal progetto, l’azienda italo-americana la rinominò Mangusta come la famosa sportiva del brand argentino.
La Mangusta era un’auto bella e moderna: il design di Enrique Scalabroni, progettista di F1, la dotò di innovazioni come un tettuccio capace di “sparire” del tutto nel retro, creando una “decappottabile completa”. Il V8 da 320 cavalli, il cambio automatico, il telaio zincato e trattato con la resina ottennero grandi consensi. L’azienda però non fatturò quanto previsto e chiuse di lì a poco, con i diritti dell’auto comprati da MG…
Sappiamo cosa state pensando! Nessuno si è dimenticato della Alfasud, è una delle vetture del Biscione più riconoscibili di sempre. Bene, siete sicuri di conoscere questa versione? Introdotta nel 1982 con l’intento di rimettere Alfa Romeo sulla mappa nel mondiale WRC, la Alfa Romeo Alfasud 6C era un sogno che prendeva vita: dotata di un potente V6 derivato dall’Alfetta, l’auto era nata per competere nel Gruppo B dove avrebbe potuto misurarsi con altre leggende dell’epoca!
La sportiva era praticamente pronta – ne avevano costruita una per la strada ed una per le piste – mentre i test su strada avevano dato ottimi responsi ma purtroppo, l’acquisto di Alfa Romeo da parte di FIAT che non voleva spendere altri soldi per questo progetto costoso mise fine al progetto. Ad oggi, la ricordiamo davvero in pochi.
Chiudiamo con un’auto che in pochi ricordano, anche perché il marchio che la produceva ha chiuso nel 2005 anche se mai dire mai… era l’anno 1976 quando una BL in crisi nera tentò il tutto per tutto con una berlina sportiva, prodotta dal brand premium del gruppo inglese. La Rover SD1 era nata per somigliare alla Ferrari Daytona ma doveva proporre eleganza e spazio a bordo ai suoi compratori.
Nonostante il premio Car of The Year del 1977 l’auto vendette solo 303mila unità, poche per tenere a galla un marchio in una pessima situazione. La variante sportiva della SD1 con motore V8 però era una vera scheggia: questa sportiva staccava lo 0 – 100 in circa sei secondi a dispetto del peso e toccava senza problemi i 215 chilometri di velocità, il tutto nel massimo comfort!
Anche la SD1 V8 purtroppo come tutte le auto su questa lista è finita nel dimenticatoio, un epilogo triste per una sportiva di razza. Ma purtroppo, non sempre – come sappiamo – un’auto innovativa finisce per incontrare un grande successo commerciale. Il mondo è molto ingiusto con i geni.
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